sabato 18 aprile 2009




"Se non puoi essere un poeta cerca di essere una poesia"

David Carradine

venerdì 17 aprile 2009




“La paura ci fa perdere la nostra coscienza”

Marjane Satrapi da "Persepolis"

mercoledì 15 aprile 2009




Carl Zeiss Jena - Roma 4-0

Ricordo quando al mattino, in autobus, andando al Ginnasio, cercavo con lo sguardo chi leggeva la Gazzetta dello Sport o il Corriere dello sport-Stadio o magari Tuttosport (ma a Firenze era difficile che qualcuno lo leggesse perché è da sempre considerato l'organo ufficiale dell'odiata Juventus...)  per sbirciare i risultati delle coppe europee giocatesi la sera prima.

All' epoca, le partite di Coppa Campioni, della Coppa Coppe e della Coppa U.E.F.A. si giocavano rigorosamente solo di mercoledì sera e spesso non venivano trasmesse neppure dalla Rai (Canale 5 - se esisteva - era una anonima tv lombarda) e per conoscere i risultati la scelta era quella obbligata di ascoltare la radio o attendere a tarda notte i notiziari televisivi, ma io dovevo alzarmi presto la mattina per andare a scuola.
Non c'era internet, non c'era il satellite non c'era pressoché nulla e l'informazione giungeva con notevole ritardo; di solito andavo a dormire con la curiosità di conoscere cosa era accaduto e la mattina aspettavo appunto di sbirciare - “come un ladro” - i giornali in autobus.

Le coppe e i campionati esteri le seguivo più del nostro campionato; compravo quasi settimanalmente il Guerin Sportivo solo per leggerne i risultati, vedere le foto delle partite oltre alle classifiche dei campionati esteri ed i nomi di quelle squadre. Mentre tornavo a casa in autobus, scorrevo avidamente le pagine della rivista con le classifiche estere e poi a casa, con calma, le rileggevo, interrompendomi di continuo per consultare la carta geografica così da rendermi conto di dove si trovassero quelle città fantastiche, quei posti per me esotici nei quali favoleggiavo prima o poi di recarmi, almeno in sogno.

Per tanto tempo ho ritagliato e conservato quelle pagine, quelle classifiche ... la mia unica finestra su mondi lontani e sconosciuti.

Le più ambite ai miei occhi erano le foto degli incontri dove potevo scorgere non tanto i calciatori, quanto gli spettatori, i loro vestiti, i loro volti e immaginarmi quello che vedevano con i loro occhi della loro città uscendo dallo stadio tornando a casa e quali potevano erano le loro vite quotidiane in posti per me irraggiungibili.

Dinamo Kiev, Lokomotiv Lipsia, Carl Zeiss Jena, Universitatea Craiova, Spartak Mosca città dell' est Europa nascoste ai miei sguardi da una cortina di ferro all' epoca impenetrabile.
Anni in cui il corrispondente da Mosca Demetrio Volcic parlava al telegiornale serale delle 20,00 ripreso rigorosamente davanti ad un fondale con la foto della Piazza Rossa e del Cremlino, senza mandare immagini se non quelle - rarissime - delle celebrazioni ufficiali.
Anni in cui il Segretario del Partito Comunista improvvisamente si assentava dalle cerimonie ufficiali per un “raffreddore” e poi d'incanto veniva sostituito da un altro, quando magari era già morto e sepolto (senza esequie se nel frattempo era caduto in disgrazia).

Fluminense, Flamengo, Chorintias e soprattutto il Vasco de Gama, con tutto l' ”esotismo” del campionato brasiliano e in genere del Sudamerica.
Ma anche le squadre inglesi dell' Ispwich Town (squadra oggi di scarso risalto ma che vinse una Coppa Uefa in modo travolgente), dell' Arsenal (finalista in Coppa Coppe a Bruxelles - ma sconfitta dal Valencia dell'argentino Mario Kempes - e in cui giocò, contro la Juventus ed eliminandola, Liam Brady che poi fu acquistato dalla stessa Juventus l'anno dopo e segnò a Catanzaro nel 1982 un rigore che ci fece perdere il tanto agognato e mai giunto terzo scudetto viola) o le squadre scozzesi come l'Aberdeen, il Dundee United o il grandissimo Celtic Glasgow, di cui immaginavo il clima piovoso e nebbioso che avrei potuto trovare nelle brughiere facendo solo pochi passi uscendo dallo stadio e recandomi appena fuori dalla città.

L'Ajax di Amsterdam e il Feyenoord Rotterdam e le loro stupende magliette, che avevano come avversari gli svedesi del Goteborg o il Borussia Moenchenglabach o magari il Saint-Etienne di Michelle Platinì.

Tutto risaltava e assumeva ai miei occhi un sapore ineguagliabile.

E poi la “giostra” dei gol in trasferta che “valevano doppio” perché, a parità di risultati nelle due partite di andata e ritorno e di differenza reti, era quello il criterio per designare chi delle due squadre avrebbe passato il turno.

E così giungo ad una gita scolastica a Gubbio ed Assisi nei primissimi anni '80 di cui il mio ricordo più vivo ancora oggi non sono i monumenti ma il binario della stazione ferroviaria di Terontola alle 18,00 di sera ed i miei compagni di classe seduti di fronte a me su una panchina in attesa del treno e con in mano la Gazzetta dello Sport e lì sopra la notizia che la Roma - la grande Roma di Falcao - dopo aver vinto la partita di andata in casa all'Olimpico per 3-0 contro i tedeschi orientali della DDR del Carl Zeiss di Jena - che le garantiva pressoché sicuramente il passaggio del turno visti i tre gol segnati - era stata invece eliminata, perché aveva perso a Jena, in casa del Carl Zeiss, per 4-0! Incredibile, inimmaginabile, stupendo.

L'impossibile era accaduto, in quel risultato il mio mondo di sogno si celebrava, si esaltava, le fantasie erano diventate realtà; in quel reame  fantastico in cui mi rifugiavo, tutto poteva realizzarsi e quindi anche i miei sogni di viaggiare in quei paesi e in quelle città ... un giorno non lontano.

venerdì 10 aprile 2009



"E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio"

Albert Einstein